UNIMRI - Unione Nazionale Insigniti Ordine al Merito della Repubblica Italiana
L'abito da indossare in base alla circostanza
Il dress code negli inviti
Esiste infatti una precisa nomenclatura internazionale per indicare il dress code, cioè il codice di abbigliamento che si richiede agli ospiti. La consuetudine nasce nei paesi anglosassoni, che con il loro approccio pragmatico (e la non sempre smaccata eleganza!) hanno codificato diversi stili.
White tie: a pochi di noi capiterà un simile invito, a meno che non siamo candidati al Nobel o parenti di teste coronate! White tie indica infatti il frac per gli uomini e l’abito da sera per le donne, rigorosamente lungo chi abbia superato i 18 anni.
Black tie: indica lo smoking per gli uomini, accompagnato dal papillion in seta, le scarpe oxford (meglio se lucidissime) e camicia bianca con gemelli. Per le donne è richiesto l’abito da sera, non necessariamente lungo. Evitiamo tuttavia abiti troppo corti o troppo provocanti, che sarebbero poco eleganti.
Creative black tie: anche in questo caso l’invito è formale e richiede lo smoking, ma potete osare e sbizzarrirvi nell’accessorio dalla fusciacca colorata al papillon originale, al gemello di tendenza.
Anche per le signore è richiesto l’abito da sera, ma potrete sbizzarrirvi di più con abiti molto glamour e sexy.
Cocktail dress (abito scuro): l’occasione richiede un abbigliamento elegante, ma non necessariamente lo smoking per gli uomini sarà sufficiente un abito scuro (grigio o blu), camicia, cravatta scura e scarpe oxford.
Per le donne è invece richiesto l'abito da cocktail, cioè un abito al ginocchio o un classico tailleur. Meglio evitare i pantaloni, a meno che non siano di fattura o stoffa molto eleganti.
Qualsiasi evento o cerimonia che si svolga di mattina e se ne preveda il termine nel primo pomeriggio, ci vedrà indossare un abito elegante ma chiaro, mai scuro; andrà bene anche una giacca blu e pantalone grigio o giacca marrone e pantalone avana o l'inverso, cioè sportivo ma sempre con cravatta.
Business casual: è il classico abbigliamento utilizzato di venerdì nelle aziende e nelle occasioni di socializzazione aziendale. No alla cravatta e si può evitare anche l’uso della giacca; vanno però sempre indossate una camicia e un paio di pantaloni classici, mentre vanno evitate polo e jeans. Le signore potranno indossare gonna o pantaloni classici o un tubino semplice e potranno anche giocare con gli accessori.
La corrispondenza
Come intestare lettere e inviti formali Scrivere gli inviti per occasioni formali non è semplice e piccole dimenticanze possono essere lette come scivoloni di bon ton. Abbiamo perciò visto come inserire il dress code e quali siano i nomi appropriati per gli eventi a seconda dell’orario in cui si svolgono. In questo post vedremo invece tutte le formule cerimoniali che vanno inserire negli inviti o nella corrispondenza. Per prima cosa partiamo dall’ordine: inviti e lettere vanno sempre indirizzati all’uomo o al capofamiglia (quando ovviamente non si tratta di donne single), perciò sulla busta useremo formule come Cav. Rossi e Signora oppure Cav. Rossi e Famiglia nel caso in cui la coppia abbia figli. Se l’invito non è generico, ma personalizzato per ciascun invitato, possiamo allora intestarlo con una formula che comprende i coniugi, come “Signori Rossi”, oppure, se ci si riferisce a loro con i nomi di battesimo, la donna andrà sempre per prima, “Cara Anna, caro Mario” ad esempio.
Come intestare lettere e inviti formali 1 Metodi: Scrivere un Invito FormaleL'invito è molto importante quando si organizza un evento o una festa, in quanto contribuisce a impostarne il carattere generale e a determinare il numero di ospiti che vi prenderanno parte. Inoltre, serve a stabilire chi parteciperà e quindi aiuta a organizzare la disposizione dei posti a sedere, la selezione del cibo e il servizio. Impara come si scrive un invito formale, rispettando formati specifici affinché tu e i tuoi invitati siate ben informati sull'evento in questione. Scrivere un Invito Formale
Consigli
BIGLIETTI DA VISITA
I biglietti da visita possono essere di varie dimensioni, colorati o no, commerciali o eleganti, è importante che siano di facile lettura e riportino le informazioni essenziali che ci riguardano e che si vogliono comunicare. Dopo aver scritto i titoli, nome e cognome, sono importanti sia i recapiti telefonici che indirizzo e, oggigiorno, anche il recapito di posta elettronica.
Per quanto riguarda i titoli da riportare sul biglietto da visita, si ricordi che l’ordine corretto è il seguente: titoli onorifici, titoli accademici, titoli professionali. Dunque, avremo: Comm. Dott. Ing. Mario Rossi oppure: Gr. Uff. Dott. Arch. Giovanni Verdi. Precedono solo i titoli nobiliari, che in Italia sono stati aboliti per legge dalla XIV disposizione transitoria e finale della Costituzione, ma tollerati per consuetudine. Ad esempio, si potrebbe avere: Marchese Gr. Cr. Dott. Avv. Giorgio Maria Scendendo Dal Colle. I titoli, siano essi nobiliari, onorifici, accademici o professionali, non servono tanto a coloro che li posseggono, quanto agli interlocutori che ne fanno uso. Troppi, infatti, sono i dottori “ignoranti” e i cavalieri “indegni”. Sono i “titolati”, con le loro azioni, con l’impegno, con il loro modo di essere e di agire, a conferire dignità al loro lavoro, al loro operato e ai titoli che possiedono per nascita, per merito, per studio o per attività professionale. |
Appellativi ed Epiteti
1. Definizione e storia
- amplissimo (riferito a un senatore; oggi talvolta riferito a un preside di facoltà universitaria),
- donno (ecclesiastico o personaggio illustre),
- maestro (nel senso di dottore in una facoltà universitaria),
- madonna (donna di elevata condizione sociale),
- messere (giudice, giureconsulto e altri notabili),
- monsignore (re, imperatore e principe),
- serenissimo e Sua / Vostra Serenità (per sovrani e principi di sangue reale e titolo spettante ai dogi della repubblica di Venezia e di Genova),
- Sua / Vostra Eccelsitudine (in alternativa a eccellenza, altezza, eminenza),
- Sua / Vostra Signoria (genericamente, per persona autorevole).
- Altri appellativi sono sopravvissuti ancora oggi, circolando in ambiti più circoscritti:
- don (riduzione di donno), ad es., d’uso corrente tra XVI e XVII secolo in riferimento a principi e nobili di origine spagnola o portoghese, è ancora usato nell’Italia meridionale per persone di riguardo (accanto a don «signore» si ha anche donna «signora» – cfr., per la Campania, De Blasi & Fanciullo 2002: 648 –, che oggi è o è stato talvolta usato per le mogli di alte figure istituzionali: donna Assunta, vedova del politico Giorgio Almirante, e donna Franca, moglie dell’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi);
- maestro è usato oggi per indicare un grado massonico, o nel gioco degli scacchi chi ha raggiunto una determinata quota di punti in tornei qualificanti, oltre naturalmente chi è qualificato e autorevole nelle arti (musica, teatro, poesia, pittura, scultura) e, in alcune regioni, per chiamare ogni tipo di artigiano (falegname, muratore, ecc.);
- Vostra Signoria, infine, ha ancora qualche circolazione in contesti burocratici, benché spesso venga preferito il lei (Viale 2008: 205-208).
- (Sua) Altezza: re, regina, principe, principessa;
- (Sua) Eccellenza (S. Ecc. o Sua Ecc.): vescovo o alto prelato; nella tradizione, prefetti e questori, e così via;
- (Sua) Eminenza (S.E. o S. Em.), Eminentissimo (Em.mo, E.mo): cardinale, capo religioso;
- (Sua) Maestà: re e regina;
- (Sua) Santità (S.S.): il papa, il dalai lama, l’Aga Khan e le altre massime autorità religiose;
- Chiarissimo (Chiar.mo, Chiar.ma): professore e professoressa universitari;
- Don: qualsiasi ecclesiastico;
- Dottor (e) (Dott., Dott.ssa, Dr., Dr.ssa) Medico, Magistrato, Ingegnere e qualsiasi laureato;
- Magnifico: rettore e rettrice;
- Monsignore: vescovi, prelati, patriarchi, abati secolari, prelati facenti parte del corteggio del papa (oltre che titolo attualmente in uso per la Repubblica di San Marino);
- Onorevole (On.): qualunque deputato e deputata, senatore e senatrice;
- Reverendo (Rev.): esponente cattolico o più spesso protestante;
- Cavaliere di Gran Croce, Grande Ufficiale, Commendatore, Ufficiale, Cavaliere sono titoli onorifici conferiti dal Presidente della Repubblica.
- Nel rivolgersi a una persona (perlopiù in forma scritta, di tono mediamente più formale rispetto alla comunicazione orale) l’appellativo può essere accompagnato da un aggettivo di cortesia come, ad es., caro (confidenziale, ma anche semi-formale), gentile (poco formale), egregio, distinto (formale), pregiato, illustre (molto formale, per persone di alto riguardo); si riserva invece a un’azienda o a un ufficio l’aggettivo spettabile (formale).
- Alcuni di questi possono essere usati anche al superlativo: carissimo, gentilissimo, pregiatissimo, illustrissimo, eventualmente in forma abbreviata (car.mo, gent.mo, preg.mo, ill.mo; non esiste invece il superlativo di egregio), assumendo un tono più formale e burocratico.
- All’aggettivo di cortesia segue abitualmente il titolo generico – Sig (nor), oppure, preferibilmente, quando possibile, la carica Min (istro), Sen (atore) o il titolo professionale Arch (itetto), Avv (ocato), Ing (egnere)Prof (essore), o eventualmente l’onnicomprensivo Dott (or) per chiunque sia laureato, inflazionato in italiano sin dal dopoguerra, e ormai usato popolarmente anche per persone di cui non si conosce il titolo di studio – e il cognome: Gentile architetto Emiliani o, più confidenzialmente, Gentile Emiliani o Gentile architetto; Preg.mo On. Dott. Emiliani, ma anche Onorevole ministro o Signor ministro. Signor premesso ad appellativi come ministro o sindaco è però oggi sempre più contestato e meno usato. Se gli interlocutori sono due o più e condividono titolo o aggettivo di cortesia, questo può essere espresso una sola volta oppure, con maggiore formalità, tante volte quante sono gli interlocutori, ordinati in relazione al sesso (prima le donne, poi gli uomini) e all’età (dai meno ai più giovani): «Cara studentessa e caro studente, vi porgo il benvenuto [...]» (da una guida universitaria). Se gli interlocutori hanno titoli e cariche differenti, si seguirà l’ordine di importanza decrescente: «Signor Presidente, caro Ministro, onorevoli colleghi, vorrei articolare la mia riflessione sulle seguenti questioni» (dall’intervento di un senatore). Se accompagnato dall’aggettivo possessivo, caro può assumere sfumature ironiche, tra l’amaro e il paternalistico («Sì, questa è politica, cari miei», «Il Foglio» 7 dicembre 2009).
- In italiano attuale sono correnti alcuni appellativi colloquiali e familiari che esprimono affettuosa partecipazione, sia essa rivolta ad adulti (povero cristo / diavolo / vecchio, povera anima) o a bambini (stella, stellina, topolino/a, ecc.). Possono avere valore antonomastico alcuni aggettivi (l’Altissimo, l’Eccelso «Dio») e titoli (l’avvocato per Gianni Agnelli, il cavaliere per Silvio Berlusconi, il venerabile per Licio Gelli, il professore per Romano Prodi; accanto a questi si ricorderà anche la (vecchia) Signora per la squadra di calcio della Juventus).
- È invece caduto pressoché completamente in disuso l’appellativo signorina come titolo per una donna non sposata, perché percepito dalla sensibilità comune come discriminatorio per vari motivi.
- Negli ultimi anni è stato più volte fatto oggetto di attenzione, da parte delle istituzioni, il titolo di onorevole (in uso dal 1848), ora omesso da alcuni presidenti della Camera a vantaggio del solo deputato/a (I. Pivetti, 1994-1996, e F. Bertinotti, 2006-2008), ora oggetto di proposte di legge che ne hanno chiesto l’abolizione a favore del semplice signore/a (la prima presentata il 1 febbraio 2002, da A. Serena, e la seconda nel gennaio 2010 da M. Donadi).
- Nei messaggi di posta elettronica informali inviati a più destinatari di entrambi i sessi, è talvolta usato l’asterisco in luogo della desinenza dell’aggettivo di cortesia: quest’uso, suggerito dal linguaggio di programmazione, consente di riferirsi contemporaneamente a donne e a uomini: «Car* tutt*, volevo dirvi che ...».
Prontuario con le sigle e le abbreviazioni
più utilizzate nelle lettere e nella corrispondenza
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In Italia si fa un uso largamente diffuso di abbreviazioni e sigle nella corrispondenza ordinaria ma anche in quella telematica; alcune di queste sigle sono di facile interpretazione ma altre, meno frequenti, possono destare qualche dubbio oppure lasciare sorpreso il destinatario. In molti casi siamo noi stessi che ricorriamo a questo metodo di scrittura per risparmiare del tempo in battitura ma anche per connotare la nostra missiva di una certa professionalità. Bisogna tenere a mente che le abbreviazioni sono accettabili solo nell’indirizzo, mai all’interno della lettera. Non ammesse nella compilazione degli atti giuridici, le abbreviazioni di titoli o di cariche non dovrebbero trovare ospitalità all’interno di una lettera indirizzata al titolato, anche in una civiltà frettolosa con sigle spesso misteriose, per non parlare poi di quelli per gli SMS. Diverso il rapporto con la busta, dove l’indirizzo è per il postino, quindi va improntato alla massima chiarezza. Per scoprire all'occorrenza tutti i significati delle abbreviazioni ricevute oppure per verificarne la correttezza in fase di scrittura, tenete sempre a disposizione l'indirizzo di questa pagina. Tutte le abbreviazioni e sigle sono elencate in ordine alfabetico. |
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A.C. |
Avanti Cristo |
N.D. |
Nobil Donna |
a.c. |
anno corrente |
N.U. |
Nobil Uomo |
ad es. |
ad esempio |
ns |
Nostro |
aff.mo |
affezionatissimo |
obb.mo |
obbligatissimo |
all. |
allegati |
ogg. |
oggetto |
Amn. |
Amministrazione |
On. |
Onorevole |
Arch. |
Architetto |
p. |
per |
Avv. |
Avvocato (anche al femminile) |
pag. |
pagina |
Bcc. |
copia conoscenza o carbone di cortesia |
pagg. |
pagine |
CA / c.a. |
cortese attenzione |
p.c. |
per conoscenza |
can.co |
canonico |
p.c.c. |
per copia conforme |
cap. |
caporale |
p.es. |
per esempio |
Cap. |
Capitano |
p.f. |
per favore |
cap. magg. |
Caporal maggiore |
P.G. |
Procuratore Generale |
C.A.P / CAP |
Codice di avviamento postale |
P.M. |
Pubblico Ministero |
Card. |
Cardinale |
p.r. |
per ringraziamento |
Cav. |
Cavaliere |
Preg.mo |
Pregiatissimo |
Cc. |
copia conoscenza o carbone |
Prof. |
Professore |
c/c banc |
conto corrente bancario |
Prof.ssa |
Professoressa |
c.c.p. |
conto corrente postale |
P.S. |
post scrittum (appendice) |
C.d.A. |
Corpo d’Armata |
P.T. |
Poste e Telegrafi |
Ch.mo |
Chiarissimo |
p.v. |
prossimo venturo |
c.m. |
corrente mese |
P.za |
Piazza |
c/o |
presso / in coabitazione |
R. oppure racc. |
raccomandata |
Co. |
Compagnia |
Rag. |
Ragioniere |
Col. |
Colonnello |
rav. |
rabbino |
Comm.re |
Commendatore |
Rev. |
Reverendo/Sacerdote |
c.p. |
cartolina postale |
ric. |
ricevuta |
C.P. |
Casella postale |
Rif. |
numero di riferimento |
C.p.r |
con preghiera di restituzione |
R.M. |
Reverenda Madre |
C.so |
Corso |
R.mo |
Reverendissimo |
corr. |
corrente |
R.P. |
Reverendo Padre |
c.s. |
come sopra |
RP. |
Riservata personale |
Cte |
Comandante |
RSVP. |
Si prega rispondere |
c.v. |
Curriculum Vitae |
S.B.F. |
Salvo buon fine |
Dev. |
devoto |
S.E. |
Sua Eccellenza |
Dev.mo |
devotissimo |
S.Em. |
Sua Eminenza |
D.C. |
Dopo Cristo |
Sen. |
Senatore |
Dott./Dott.ssa |
Dottore / Dottoressa |
S E & O |
Salvo errori e omissioni |
ecc. |
eccetera |
seg. (oppure sgg.) |
seguente |
Ecc. |
Eccellenza |
Serg. |
Sergente |
Egr. |
Egregio |
Serg. Magg. |
Sergente Maggiore |
Egr.i |
Egregi |
Sig. |
Signore |
Egr.ia |
Egregia |
Sigg. |
Signori |
Em. |
Eminenza |
Sig.na |
Signorina |
Em.mo |
Eminentissimo |
Sig.ra |
Signora |
e.p.c. |
e per conoscenza |
S.M. |
Stato Maggiore |
E.V. |
Eccellenza Vostra |
s.n.c. |
Società in nome collettivo |
fatt. |
fattura |
Soc. |
Società |
Gen. |
Generale |
S.P. |
Santo Padre |
Gent.mo |
Gentilissimo |
S.p.A. |
Società per Azioni |
Gent.ma |
Gentilissima |
Spett. |
Spettabile (ditta) |
Gent.me |
Gentilissime |
S.P.G.M. |
sue proprie gentili mani |
Gent.mi |
Gentilissimi |
S.P.M. |
sue proprie mani |
Geom. |
Geometra |
S.r.l. |
Società a responsabilità limitata |
g. |
giorno |
S.S. |
Sua Santità / Santa Sede |
gg. |
giorni |
S.Ten. |
Sottotenente |
Gr. Uff. |
Grande Ufficiale |
Stim.mo |
Stimatissimo |
Id. |
idem |
S.V. |
Signoria Vostra |
Ill.mo |
Illustrissimo |
Ten. |
Tenente |
Ing. |
Ingegnere |
Ten. Col. |
Tenente Colonnello |
int. |
interno |
U.C. |
Ufficiale di Complemento |
lett. |
lettera |
Uff. |
Ufficiale / Cavaliere Ufficiale |
LL.EE. |
Loro Eccellenze |
u.s. |
ultimo scorso |
LL.EEm. |
Loro Eminenze |
V. |
Via |
M. |
Maestro |
V.E. |
Vostra Eccellenza |
Magg. |
Maggiore |
V.Em. |
Vostra Eminenza |
Mar. |
Maresciallo |
V.le |
viale |
Mons. |
Monsignore |
V.P. |
vaglia postale |
M.R. |
Molto Reverendo |
v.r. |
vedi retro |
n° |
numero |
v.s. |
vedi sopra |
N.B. |
Nota Bene |
V.S.Ill. |
Vostra Signoria Illustrissima |
nob. |
nobile |
Vs. |
Vostro, vostra |
Quando arrivano gli ospiti
LO STILE DEI PADRONI DI CASA
“Invitare qualcuno alla vostra tavola vuol dire incaricarsi della sua felicità durante le ore che egli passa sotto il vostro tetto.” (Anthelme Brillat-Savarin, Fisiologia del gusto).
Queste due citazioni illustri ci ricordano che, quando si ha ospiti a casa, deve regnare un clima di armonia, serenità e gioia. Stress, malumore, contrattempi, perfino eventuali dissapori con i propri familiari (ad esempio, dopo una piccola lite) vanno messi al bando. Non solo non devono essere percepiti dagli invitati, ma nemmeno essere argomento di conversazione. Per lo stesso motivo, avrete cura di anticipare quanto più possibile la preparazione delle pietanze e delle stoviglie. Non c’è nulla di meno accogliente di una padrona o di un padrone di casa costantemente in cucina o che sparisce in continuazione per lavare piatti, sistemare cose, etc.
Quando arrivano gli ospiti, se non c’è personale di servizio, è il padrone di casa a prendere e a sistemare i cappotti degli invitati.
Eventuali aperitivi vanno serviti porgendo direttamente il bicchiere agli ospiti, senza far uso del vassoio, come farebbe invece un cameriere o una cameriera: sono piccole formalità, che in pochi conoscono, ma che il bon ton prevede. Il vassoio, invece, può essere utilizzato anche dai padroni di casa per radunare e portar via in cucina i bicchieri usati.
Quando giunge il momento di sedersi a tavola, sarà la padrona di casa ad indicare con garbo a ciascuno il proprio posto. Si sederà per prima, seguita dalle signore e quindi dagli uomini.
Secondo il galateo, i padroni di casa, a costo di prendere piccole porzioni, dovrebbero servirsi due volte per ogni pietanza: il loro gesto ha lo scopo d’invitare i loro ospiti a fare altrettanto e a servirsi di nuovo. Invece, non prenderanno e non offriranno il bis per la minestra, l’insalata e i formaggi, anche se ovviamente non ne negheranno un secondo assaggio all’ospite che dovesse chiederne ancora. Mai e poi mai elogeranno le vivande servite (anche nel caso di piatti ricercati e preziosi vini d’annata), né insisteranno se un ospite sembra voler servirsi una sola volta o non
prende grandi porzioni. Per non mettere in soggezione nessuno, inoltre, i padroni di casa non dovrebbero essere né i primi, né gli ultimi a finire di mangiare.
I padroni di casa non dovrebbero nemmeno essere troppo solleciti nel subissare di attenzioni gli invitati, magari interrompendo la conversazione per chiedere se hanno caldo o freddo oppure se desiderano qualcosa. Tradirebbero soltanto la loro ansia e non li metterebbero a proprio agio.
Regola aurea: non invitate troppe persone che si conoscono poco o non si conoscono affatto. Si creerebbero imbarazzi e l’atmosfera potrebbe essere gelida come il freddo fuori casa.
Al momento di sedersi a tavola, non lasciate che i vostri ospiti occupino un posto a caso: potrebbe generare confusione e dar luogo a vicinanze sbagliate, che non favoriscono una conversazione affiatata. Oltre a far uso dei segnaposto, la padrona di casa può lei stessa assegnare ad ogni invitato il proprio posto.
Secondo il bon ton, i padroni di casa stanno seduti ai due capi della tavola; oppure, se questa è rettangolare, al centro dei due lati lunghi, uno di fronte all’altra. Fate in modo che vi possiate alzare per servire senza infastidire i vicini di tavola e che l’eventuale carrello di servizio possa essere messo nelle vostre vicinanze.
La padrona di casa avrà l’invitato più anziano o di maggior riguardo alla propria destra e alla propria sinistra il secondo ospite in ordine d’importanza. Il padrone di casa avrà alla propria destra l’invitata più anziana o importante, alla sinistra quella che la segue immediatamente.
Il posto d’onore spetta di diritto ai sacerdoti e, a seguire, alle persone anziane, ai personaggi celebri, agli ospiti che vengono da altre città, ad un superiore gerarchico (il capo che cena a casa vostra), ma anche un giovane che festeggia la promozione o il compleanno. Nei casi dubbi, si dà la precedenza a chi è invitato per la prima volta o alla persona con cui si è meno in confidenza.
Cercate di alternare uomini e donne, nei limiti del possibile. Secondo il galateo, non è opportuno concentrare tutte le persone della stessa età nella stessa zona della tavola: l’unica eccezione sono i bambini, che possono sedere tutti vicini. Evitiamo di far sedere vicini due timidi, così come persone che svolgono la stessa professione, perché potrebbero isolarsi e mettersi a parlare di lavoro fra di loro per tutta la durata del pasto. Queste poche accortezze vi permetteranno sia di rispettare l’etichetta che di assicurare la riuscita del vostro invito.
Comunque, anche se talvolta richiede una faticaccia, invitare a casa degli amici dà sempre grandi soddisfazioni.
La mise en place, o apparecchiatura, deve rispettare precise regole e prevede l'utilizzo di un numero variabile di elementi a seconda della quantità e del tipo di portate previste.
Tenetene conto quando definite il menù.
Tavola e... dintorni!
Il tavolo ideale è quello che consente di avere 70 centimetri di spazio tra il centro di un piatto e l'altro.
Per una cena veramente formale le sedie devono essere tutte dello stesso tipo, eventualmente tenete presente che è possibile prenderle a noleggio.
Tovaglia e tovaglioli.
La tovaglia bianca, di lino o di fiandra, ricamata, dovrete sceglierla di dimensione adeguata alle dimensioni e ovviamente alla forma del tavolo, che consenta una caduta laterale di 40-50 cm.
Dovrete disporre inoltre di tovaglioli, coordinati, che dovrete collocare alla sinistra del piatto (in occasioni più informali il Galateo consente di collocarli a destra o sul piatto in base alla scelta estetica della mise en place).
Piatti, sottopiatti e... non solo
Per apparecchiature è preferibile impiegare:
- il sottopiatto, con centrino se d'argento, non è obbligatorio ma impreziosisce la tavola.
- sopra il sottopiatto si colloca, sin dall'inizio, il piatto piano di porcellana.
- la fondina per minestre o tazza per consommé vanno posti sul piatto piano.
- la mezzaluna dell'insalata viene posizionata a sinistra del piatto dopo i primi.
- il piattino porta pane, d'argento con centrino, si colloca in alto a sinistra.
Le posate
- la prima e l'eventuale seconda forchetta da impiegare per i primi asciutti, si collocano a sinistra del piatto, con i rebbi rivolti verso l'alto.
- il coltello si pone a destra del piatto con la lama all'interno, seguito o sostituito dal coltello del pesce rispettivamente se il menu è misto o esclusivamente di pesce.
- il cucchiaio, che metterete solo se verrà servita una minestra in brodo, viene posizionato alla destra del piatto e dei coltelli, con la parte concava in alto.
Posate particolari.
- la pinza per le lumache si colloca a sinistra e la forchetta a destra, come pure a destra trova posto la forchetta specifica per l'aragosta.
- centralmente, dal piatto verso il centro della tavola, trovano posto coltello da frutta (manico a destra), forchetta da frutta (impugnatura a sinistra), cucchiaio medio per creme (imp. a destra) forchetta da dessert (imp. a sinistra) oppure, con gelato, semifreddo o sorbetto, l'apposita paletta con l'impugnatura a destra.
I bicchieri
- I calici si dispongono in alto destra.
- Il calice per il vino bianco va posto per primo da destra, allineato con la punta del coltello, poi affiancate quello per il rosso e quindi quello dell'acqua.
- Il quarto bicchiere, flute o coppa per il vino da brindisi o da dessert, si posiziona alle spalle dei primi tre.
Si consiglia
- Piegate il tovagliolo in maniera semplice e lineare, scegliendo le forme a rettangolo o a triangolo.
- Sul piattino del pane servite panini monoporzione.
- Il piattino dei rifiuti, utile con i molluschi e i crostacei o quando gli scarti ingombrerebbero troppo il piatto piano, si posiziona centralmente oltre le posate da dessert..
Un presente è il segno di riconoscenza e rispetto per la persona che vi accoglie in casa sua. Ma c’è qualche piccola regola di bon ton da tenere a mente nell’omaggiare chi vi ospita.
Cena a casa del capo? Non arrivate a mani vuote, ma, nello stesso tempo, evitate di esagerare. Un libro o un disco sono regali troppo personali: il rischio è quello di non incontrare i gusti di chi riceve il dono ed entrare in un ambito che, in mancanza di un rapporto di amicizia, non dovrebbe riguardarvi. Puntate allora su una bottiglia di vino pregiato, ed informatevi sulla sua provenienza. Diventerà uno spunto di conversazione nel corso della cena.
Se invece siete invitati a casa di una persona che conoscete da poco, portate qualcosa di sfizioso, ma che non debba essere consumato immediatamente con gli altri invitati. Il bon ton su questo non transige. Per quanto un dolce appena fatto o un cabaret di meravigliosi pasticcini siano un regalo delizioso, il padrone o la padrona di casa si sentirebbe in dovere di consumarlo durante la serata e condividerlo. Una scatola di praline al cioccolato, invece, può essere conservata. La persona a cui la donate, quindi, deciderà in totale libertà quando godere del vostro regalo.
Chiariamo subito un punto: la buona educazione prevede che il regalo sia scartato subito, di fronte agli ospiti, in modo da poterli ringraziare e, se ci hanno donato una bottiglia di vino o cioccolatini o dolci, è bene offrirli.
Tuttavia, ci sono almeno tre occasioni in cui si può trasgredire questa regola:
Quando ricevete molti regali contemporaneamente, ad esempio ad una festa di compleanno con molti invitati. In questo caso, potete scegliere di non aprire i regali di fronte a tutti i presenti, perché potrebbero avere valori molto diversi, a seconda del grado di intimità e delle tasche di chi ve lo dona oppure potrebbero esserci doppioni. Il giorno seguente è d’obbligo fare una breve telefonata a tutti gli ospiti per ringraziarli del loro pensiero.
Quando siete la padrona di casa e siete indaffarate a cucinare tra un risotto che scuoce e un soufflé che si sgonfia. Nessuno di offenderà se non aprite il regalo immediatamente, ma dopo la cena dedicate la giusta attenzione, scartate il pacchetto e ringraziate.
A Natale! Grandi e piccoli vogliono mettere sotto l’albero più pacchetti possibili e in questo caso una piccola trasgressione al bon ton è concessa. Abbiate però cura di non perdere i bigliettini o scrivete su ogni pacchetto chi ve lo ha donato e nei giorni successivi al Natale fate le telefonate di ringraziamento.
E se il regalo non va bene, è un doppione o non è proprio la mia taglia? I regali non si dovrebbero cambiare e se anche il maglione con le renne e le lucine che lampeggiano non è di vostro gusto … beh … sorridete!
Tuttavia, è possibile chiedere con delicatezza di cambiarlo perché purtroppo non è la vostra taglia oppure che ne avevate acquistato uno proprio identico pochi giorni prima… Molti negozi si stanno poi attrezzando con scontrini senza prezzo, che vengono inseriti nella confezione per agevolare i cambi. Non sarà forse elegante, ma di certo molto pratico, soprattutto in tempo di crisi!
https://it.wikipedia.org/wiki/Galateo (costume)
Il nome "galateo" deriva da Galeazzo FLORIMONTE, vescovo della diocesi di Sessa Aurunca che ispirò a monsignor Giovanni Della Casa quel celebre libro del viver civile, il Galateo overo de' costumi, primo trattato specifico sull'argomento pubblicato nel 1558. Il titolo dell'opera, infatti, corrisponde alla forma latina del nome Galeazzo: Galatheus, appunto.
Una questione di "etichetta”.
In molti paesi, il termine impiegato per indicare il galateo è connesso con l'italiano etichetta, lo spagnolo etiqueta e il francese étiquette. È molto suggestiva, anche se non corretta, l'etimologia popolare della parola "etichetta" come diminutivo di etica (quel ramo della filosofia che si occupa di ciò che è buono, giusto o moralmente corretto): viene infatti spontaneo pensare che si tratti di un'etica "minore", applicata non ai grandi problemi della vita morale, ma ai semplici problemi della vita di ogni giorno.
Normalmente accettata è invece l'interpretazione che fa risalire il termine all'antico francese estiquier/estiquer, "infiggere, affiggere, attaccare". Con l'aggiunta del suffisso diminutivo "-etta" la parola ha assunto il significato di "cosuccia attaccata" e oggi indica quella striscia, riquadro o cartellino in genere che si applica a merci, bottiglie e contenitori vari per indicarne qualità e prezzo, contenuto e origine ecc. (cfr. la voce etichetta di identificazione).
Anticamente indicava anche un piccolo avviso esposto nelle corti spagnole con la segnalazione del cerimoniale del giorno e le sue rigide regole; dal programma quotidiano, etiqueta passò poi rapidamente a designare il cerimoniale stesso e, con quel significato, dalla Spagna si diffuse altrettanto rapidamente in Francia e, come attesta il letterato Lorenzo Magalotti all'inizio del Settecento, anche in Italia: «Infino all'anno 1668 che io andai in Spagna, parlando di tutto ciò che risguarda regole pratiche d'una Corte, d'una Segreteria, io non mi valeva d'altri termini, che di regole, pratiche, costumi, e più correntemente d'ogni altro, stili. Arrivato a Madrid, e quivi udito a ogni poco, es etiqueta de Corte, etiquetas de la Casa de Borgonna, al mio ritorno in Italia cominciai a dire ancor io in Italiano, etichetta; né io solo, ma le mie camerate ancora, credo per parer, come fanno i giovani, d'aver portato qualche cosa di Spagna. Ne tornò il Marchese di Castiglione, dopo essere stato a quella Corte ventun anni, ne son tornati dopo degli altri, etichetta quegli, etichetta quell'altro; può esser che si sia fatto male a profanar la lingua Toscana con questo Spagnuolismo di più; il fatto però si è, che in oggi si sente dire etichetta anche da coloro che non sono mai stati a Madrid».
In generale il galateo è un codice non scritto, anche se in alcuni casi può dar luogo a codificazioni scritte.
Il galateo nella storia
L'umanista Erasmo da Rotterdam propose delle regole di buone maniere nella sua opera De la Civilité puérile (o De civilitate morum puerilium) e nel suo trattato sull'educazione precoce dei bambini. Queste regole sono indirizzate a chiunque, qualsiasi sia la classe sociale di appartenenza. Queste regole, innovative rispetto al passato, influenzarono le opere letterarie che seguirono.
In Italia, Giovanni Della Casa scrisse tra il 1551 e il 1555 un trattato (pubblicato nel 1558, dopo la sua morte) il cui titolo Galateo overo de' costumi divenne celebre a tal punto che in italiano la parola galateo significa l'insieme delle norme riferite alla buona educazione.
Nella storia della letteratura il termine "bienséances" è la chiave della teoria letteraria classica e della vita sociale del XVII secolo. Il termine indica ciò che conviene dire e fare in una certa situazione, avere buone maniere e buon gusto.
Anche nel medioevo vi era un galateo che disponeva le regole per stare a tavola, ad esempio di non mettere gli ossi nel piatto comune, ma piuttosto di gettarle in terra e lasciare che i cani li mangiassero.
Esempi di norme di galateo
Al ristorante: il cameriere serve il cliente alla sua sinistra (nel servizio all'inglese) e toglie il piatto alla sua destra; Apposite norme regolano come deve essere apparecchiata la tavola; il tovagliolo si tiene aperto sulle gambe, schiena eretta, staccata dalla sedia. Il capotavola aspetta che i piatti di tutti i commensali siano serviti, e viceversa i commensali aspettano che il capotavola incominci per primo il suo pranzo. Prima di servire il secondo, bisogna aspettare che tutti i commensali abbiano terminato il primo. È maleducazione mangiare il pane prima di essere serviti o fra un piatto e l'altro, bere senza prima aver passato l'acqua o il vino al commensale alla propria destra o sinistra che ha il bicchiere vuoto.
Nelle presentazioni: si presenta sempre la persona più importante per prima preceduta dal titolo di maggiore rilievo (di studio, incarico professionale o nobiliare), la stretta di mano non avviene mai da seduti ma alzandosi in piedi e porgendo la mano destra, ed è la persona alla quale ci si presenta, non quella presentata, che dovrebbe porgere per prima la mano. Per l'uomo è d'obbligo alzarsi, mentre non lo è per le donne.
A tavola: la coppia si siede vicina e le donne stanno una di fronte all'altra come gli uomini in modo da poter discutere tranquillamente.
Precedenze: l'uomo cede sempre il passo alla donna uscendo da un luogo chiuso ed entrando in un ambiente privato e conosciuto, come la casa di parenti o amici; quando invece si apprestano ad entrare in un locale pubblico, come un bar o un ristorante, deve essere l'uomo a precedere. Questa usanza ha origini antiche; nella tradizione cavalleresca, infatti, era il cavaliere ad ispezionare un luogo prima della dama, poiché una taverna poteva ospitare risse o altri disordini a lei poco adatti.
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"Il Galateo" nella sua prima pubblicazione del 1558 era un trattato breve, che impartiva lezioni di buone maniere, costume e raffinatezza, al nobiluomo e alla nobildonna dell'epoca. L'autore fu Giovanni Della Casa (nato a Firenze nel 1503 e deceduto a Roma all'età di 53 anni), già noto per le "Rime". Scopo dell'autore, con questo piccolo lavoro, era quello di insegnare al gentiluomo il buon comportamento - obbligatorio - da tenersi nella vita quotidiana. Un comportamento integerrimo era un dovere inderogabile per chiunque volesse vivere in una società rispettabile.
Tutta questa serie di norme, che andavano dal corteggiamento alla composizione della tavola, dalla compilazione corretta delle lettere all'organizzazione del matrimonio, dalla comunicazione al contegno, erano dettami solo esteriori chiaramente, ma comunque importanti per condividere bene il proprio spazio con gli altri. Il Galateo del Della Casa si riferiva ai costumi del XVI secolo.
E' chiaro che sono passati diversi secoli e molte cose sono cambiate. Ma la sostanza, anche oggi, è quella di cercare di inquadrare i corretti comportamenti. Così, sociologi, pedagoghi, nobili, maestri di arte e costume si impegnano anche oggi a proporre ed insegnare etichetta e, per differenziarlo da quello cinquecentesco, lo chiameremo MODERNO GALATEO o GALATEO CONTEMPORANEO.
Cambiano parte dei costumi, ma non gli obiettivi: formare una società migliore che sappia vivere con il prossimo e rispettarlo, che sappia trasmettere raffinatezza e armonia agli occhi di chi guarda. In questo mio nuovo lavoro tratterò di quella branca dell'etichetta che interessa i lettori e i visitatori di questo sito. Parlerò del comportamento da tenersi nella vita di tutti i giorni, in palestra, a tavola, con il partner; parlerò dell'abbigliamento, della gestualità che deve preferibilmente tenere un/a ragazza/o immagine che voglia definirsi tale, sia che sia professionista o semplice amatore. Non parlerò di direttive scontate, che sanno tutti e che vengono insegnate anche alle elementari o in parrocchia, perché questo trattato altrimenti sarebbe inutile. Piuttosto, vi farò porre l'attenzione sulla vostra gestualità quotidiana, su gesti, parole, costumi a cui finora non avevate pensato e che, invece, potrebbero rivelarsi sconvenienti.
Faccio un esempio rapido per indurvi a proseguire nella lettura di questo mio ennesimo prolisso saggio. Pensiamo a con quanta disinvoltura gran parte di voi che state leggendo, augura, durante una seconda colazione o un pranzo: "Buon Appetito". Ebbene, tale augurio, per quanto detto ingenuamente con buone intenzioni, è in realtà sconveniente. perché? perché oggi come allora il gentiluomo e la gentildonna devono essere equilibrati, sobri e parchi a tavola come negli altri appuntamenti quotidiani. E sobrietà significa piccoli pasti, assaggi. Questo è soprattutto vero se aspirate ad essere modelle. Ed è una direttiva ottimamente abbinabile con i consigli della dietetica, che invitano a fare piccoli e semplici pasti frequenti (4-5) nell'arco del giorno. L'augurio "Buon Appetito" è un invito all'abbuffata, o comunque sottende un pasto copioso e un "pancia mia fatti capanna", pratica assolutamente kitsch per un gentiluomo e una dama o comunque per chi aspira ad entrare nell'alta società e/o ad essere ragazzo/a immagine in genere. Come già spiegai in altre occasioni, mi pare in community o su un precedente lavoro, nelle epoche trascorse le madri erano solite far mangiare le proprie figlie a casa, prima di mandarle ad un invito a colazione. Così potevano sbocconcellare e assaggiare appena le pietanze senza soffrire i crampi della fame, proprio perché era di cattivo gusto che una ragazza si abbuffasse. Senza arrivare a questi ormai obsoleti e risibili eccessi, sappiate che è buon costume mangiare poco e sano, soprattutto quando si è con altre persone, dando di sé l'immagine di una figura equilibrata, controllata, matura. Da cui, l'augurare "Buon Appetito!" diviene sconveniente. E quindi cosa dire? Semplicemente iniziate a consumare le pietanze, accennando un sorriso al proprio partner prendendo la posata e così invitando il commensale ad iniziare. Sia chiaro che l'uomo parte a mangiare quando inizia la dama e che se si è in tanti, e si è serviti dalla padrona di casa, si attende che questa si sia seduta ed inizi per prima il pasto. Anche se questa volta non curerò il galateo della tavola, perché è pesante e un po' fuori campo del sito, sappiate che non mancherò di bacchettarVi affinché Voi ragazzi impariate ad esser cavalieri, e voi ragazze impariate ad esser principesse.
Chiunque sa quanto sia importante il portamento. Un tempo, non essendo comune l'attività di palestra, si educava al portamento attraverso l'esercizio a camminare con un libro sulla testa e, a tavola, anche con due libri da tenere sotto le ascelle (per evitare di appoggiare i gomiti).
Oggi, il corretto portamento, laddove non sussistano impedimenti fisici patologici, si ottiene in palestra, lavorando sin dalla pre-adolescenza sulla postura Il portamento deve diventare parte di voi, deve far parte del vostro intimo bagaglio e lo "indosserete" comodamente in ogni circostanza, sia che siate in abiti sportivi, che in pareo, o in abiti eleganti durante un ricevimento mondano.
Contegno, quindi sapersi muovere, camminare, sedersi, gesticolare con dignità ed educazione. Come fare?
Partiamo dalla camminata. Abbiamo detto busto eretto, frutto di anni di allenamento posturale che fa raggiungere un tono tale da tenere spontaneamente un elegante e principesco portamento. Poi, nel camminare per strada, si eviti di ancheggiare, di battere rumorosamente i tacchi, si eviti di fissare sconosciuti perché magari vestiti in modo inusuale. Se vi fermate perché avete incontrato un conoscente, non tenete le mani in tasca come se nascondeste qualcosa, è maleducazione. Quando vi sedete non fatelo abbandonandovi pesantemente come se usciste dalle dodici fatiche di Ercole, non allargate né allungate le gambe, non appoggiate la caviglia sul ginocchio della gamba opposta. Se siete maschi, alzatevi all'arrivo di una ragazza e cedetele il posto qualora non ve ne siano altri liberi. Contenetevi in pubblico nei momenti di gioia, come in quelli di rabbia per non rendere partecipe tutto il mondo della vostra vita privata, come se voi foste il centro dell'attenzione.
Dunque.... relativamente al contegno abbiamo visto sinora l'importanza FONDAMENTALE di un allenamento posturale sotto la supervisione di un buon istruttore, da iniziarsi sin dalla pre-adolescenza quando ancora le strutture ossee-cartilaginee sono ben plasmabili. Se insisto su questo punto è perché un buon portamento è davvero sinonimo di classe per le donne, e di autorevolezza per l'uomo, soprattutto se è un carabiniere, un medico, un caposala di un ristorante. Il Galateo del Carabiniere, testo ufficiale del 1879, raccomandava: "compostezza di movimento, uniformità di tratto e limitazione d'atti e d'azioni, perché chi è costretto per suo ufficio ad agire in senso di costrizione con il pubblico non può con esso pubblico esser confuso". Attenzione quindi a quello che vi sto dicendo: il contegno, il bel portamento, nascono in sala pesi con lavoro posturale intenso, costante sin dalla prima giovinezza. A voi che siete genitori, raccomando quindi di non escludere l'attività fisica dalla vita dei vostri figli, anche se ci fossero molti compiti da fare. E voi insegnanti, quindi, lasciate che i vostri alunni possano avere spazio anche per l'educazione fisica, evitando di tartassarli di studi.
Siate consapevoli dell'importanza di coltivare il fisico quanto la mente e lo spirito. Ricordate le vostre origini romane.
Ci sono poi delle cose che non si devono assolutamente fare, che elenchiamo di seguito:
– augurare buon appetito (sembra che porti sfortuna),
– appoggiare i gomiti sulla tavola,
– mangiare rumorosamente specialmente se c’è il brodo,
– parlare con il boccone in bocca,
– fare bocconi troppo grandi,
– spalancare la bocca per afferrare un grosso boccone,
– avvicinarsi col viso alle posate (il capo resta fermo e la posata si avvicina alla bocca),
– raccogliere il sugo rimasto con il pane (la mitica scarpetta),
– prendere il cibo dai piatti da portata con la propria forchetta,
– prendere porzione troppo grandi di cibo (con il rischio poi di lasciare tutto nel piatto),
– rifiutare da bere con gesti plateali, coprendo il bicchiere con la mano o rovesciandolo,
– iniziare a mangiare prima che lo abbia fatto la padrona di casa,
– portare il coltello alla bocca e leccare la lama,
– mangiare il riso con il cucchiaio,
– appropriarsi dei piatti da portata dicendo “Se nessuno ne vuole me lo spazzolo io”,
– rompere la frutta secca con i denti o con un pugno,
– legare il tovagliolo al collo, va messo piegato sulla gamba,
– prendere a morsi grosse fette di pane,
– bere senza pulirsi la bocca,
– sbadigliare e fare ruttini,
– usare gli stuzzicadenti che non devono MAI essere messi in tavola,
– fumare a tavola,
– porre il cellulare sulla tavola o usarlo di nascosto sotto la tovaglia.