Protocollo-UNIMRI - Unione Nazionale Insigniti Ordine al Merito della Repubblica Italiana

Protocollo

  




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Il Protocollo (cerimoniale)

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Nella vita di relazione il protocollo è l'insieme delle consuetudini, degli usi e delle norme che hanno disciplinato dall'antichità, e che disciplinano tutt'oggi, la vita di relazione pubblica (sul piano nazionale ed internazionale) e privata.

 

Titoli accademici, nobiliari e cavallereschi

 

Nella vita di relazione privata, pubblica ed in ambito internazionale è necessario rivolgersi

propriamente ai propri interlocutori: chi è titolare di un'alta carica va chiamato con il titolo

conseguente. Così, si dirà:

  • Presidente al Presidente della Repubblica,
  • Presidente ai Presidenti delle Camere,
  • Presidente al Presidente del Consiglio,
  • Presidente ai Presidenti delle Commissioni parlamentari,
  • Presidente ai Presidenti di Tribunale, ecc.

e si dirà Ministro, Sottosegretario, Questore, Procuratore, Sindaco, Generale, Ammiraglio, Comandante, ecc. A fattor comune, è atto di cortesia e rispetta la tradizione premettere l'appellativo "Signore" alla denominazione delle cariche anzidette, tranne quando siano previsti

altri appellativi. Così si potrà dire "Signor Presidente", "Signor Ministro", "Magnifico Rettore", "Chiarissimo Professore" e così di seguito.

Vi sono poi situazioni nelle quali il modo di rivolgersi ad una personalità esige tassativamente l'uso

di particolari appellativi.

Così si ricorrerà all'appellativo di:

  • Eccellenza nel rivolgersi ad Ambasciatore titolare di Ambasciata,
  • Eccellenza reverendissima nel rivolgersi a un Vescovo, Abate ordinario o Arcivescovo, Altezza Eminentissima al Principe Sovrano e Gran Maestro del SMOM,
  • Eminenza reverendissima nel rivolgersi ad un Cardinale,
  • Beatitudine ad un Patriarca
  • l'appellativo di Santità, o Beatissimo Padre o Santo Padre al Papa.

Le onorificenze cavalleresche non mutano l'ordine di precedenza spettante in ragione della carica. Esse determinano il rango degli insigniti solo nell'ambito degli Ordini di appartenenza.

il_protocollo_1I titoli nobiliari non danno diritto in Italia a particolari precedenze. Nelle pubbliche relazioni se ne può tenere conto se si tratta di titolati stranieri che nei loro paesi godono di speciali distinzioni giuridicamente riconosciute come in Gran Bretagna, in Spagna, ecc.

Un  particolare privilegio annette alla titolarità di alcuni titoli nobiliari (principi, duchi e "marchesi di baldacchino") il trattamento di "don" e di "donna" da premettere al nome del nobile e della consorte. Il medesimo trattamento spetta ai componenti delle famiglie che ne abbiano ottenuta particolare concessione, alle famiglie sarde che godano insieme del cavalierato e della nobiltà ed a particolari categorie di famiglie milanesi e lombarde.

Inviti alle cerimonie

Ricevere un invito per una cerimonia, per una colazione (pasto che inizia dalle 12,30 alle 14,00) o

per un pranzo (inizio 19,30 - 21,00) esige formalmente una risposta da dare al più presto.

il_protocollo_2La risposta è data con le stesse forme con cui si è ricevuto l'invito ovvero per iscritto, oppure a voce. Ai pranzi di etichetta non devono prendere parte giovani al di sotto dei 18 anni di età, anche se familiari dei padroni di casa.

Quando presenzia il Capo dello Stato, il Cerimoniale è assunto in proprio da funzionari della Presidenza della Repubblica e della Presidenza del Consiglio preposti allo specifico settore. Se oltre al Capo dello Stato intervengono Autorità estere interviene il Cerimoniale del Ministero degli Affari Esteri. Spesso sugli inviti è riportata la sigla R.S.V.P. (Répondez, s'il vous plaît). Si chiede in sostanza una risposta affermativa o meno.

Occorre senz'altro fornirla subito. Nei casi in cui non si può aderire all'invito, oltre a ringraziare, si

indicheranno genericamente i motivi.
Il Santantonio era solito ripetere che comunque un invito non riscontrato 48 ore prima dell'evento

era da considerare non accettato, tuttavia consigliava agli addetti al cerimoniale di usare questa regola con molta attenzione, soprattutto se gli interessati erano personalità di spicco o comunque

di particolare rilievo. Insomma, nei casi complessi una buona regola è quella di contattare la segreteria del personaggio per sondarne gli intendimenti.

Corrispondenza ufficiosa

La corrispondenza ufficiosa e privata contribuisce a completare e tenere vive e talvolta a rafforzare le relazioni sociali. Oggi, ovviamente, posta elettronica e sms sono strumenti più pratici e veloci e chi ne fa abitualmente uso può ritenere le forme di comunicazioni scritte tradizionali un mero retaggio del passato. Infatti, è opinione comune che la telematica sia un irrinunciabile strumento di comunicazione perché annulla le distanze, riduce i tempi e ci permette di raggiungere ovunque i nostri interlocutori; è veloce, pratica ed in sintonia con il nostro tempo.

Eppure, anche in questa epoca caratterizzata da freneticità della vita e dal mito dell'efficienza, per

partecipare alla gioia o al dolore di una persona cara, di un amico, di una personalità, per chiedere un favore o per ringraziare, per annunciare un avvenimento importante, un telegramma, un biglietto o una lettera scritti di pugno sono molto più significativi e graditi di una e-mail o - peggio - di un sms "circolare", inviato magari a decine di persone contemporaneamente.

Ancora, anche nel relazionarsi con una pubblica amministrazione o con un ente, studi professionali, aziende, può diventare necessario ricorrere al mezzo scritto, almeno sino a quando tutti non saranno in grado di inoltrare e-mail con firma certificata.

Comunque, alla base delle relazioni svolte attraverso la corrispondenza vi è un principio di cui è

bene tenere normalmente conto: "scrivere è cortesia, rispondere è un dovere".

il_protocollo_3Scrivere per chi non è pratico può essere un problema, cui si potrà ovviare consultando testi specializzati o prontuari con formulari di facile reperibilità nelle librerie.

Per quanto attiene le lettere è bene tenere conto che la carta da usare deve essere semplice, senza leziosità, inutili ornamenti o orlature speciali. Un colore di buon gusto è il bianco o l'avorio, sul quale risalta meglio lo scritto. Il formato deve essere regolare.

Le lettere private si scrivono a mano per dare carattere più personale alla missiva e in buona grafia. Quando si decide di vergare di pugno una lettera, si tenga conto che l'utilizzo di una stilografica è una distinzione normalmente apprezzata. Quelle ufficiose sono compilate con i personal computer, ma l'appellativo da usarsi nell'esordio e le espressioni finali di saluto vanno aggiunte a mano. Nel corpo della lettera i pronomi personali - Tu, Suo, Lei, Le, Ella – vengono scritti da alcuni con l'iniziale maiuscola, (ovvero: "Le scrivo questa lettera" , "ho deciso di scriverLe questa lettera"). Anche se questa prassi è ormai da considerare desueta.

Gli indirizzi sulle buste vanno sempre scritti in basso, a destra. È bene avere cura di riportare anche l'esatto indirizzo del mittente con il codice di avviamento postale preciso.

I biglietti da visita servono per lasciare il segno di una visita a persona che è risultata assente, per essere annunciati a persona di particolare riguardo ma anche per inviare auguri, congratulazioni, condoglianze, ringraziamenti, per accompagnare un omaggio, un mazzo di fiori, per informare di un cambio di residenza o di ufficio, per prendere congedo, ecc.

Come per la carta da lettera, i biglietti da visita devono essere semplici, su cartoncino bianco, di buona fattura, senzail_protocollo_4 inutili ornamenti, senza ridondare in titoli accademici, nobiliari e cavallereschi. Gli stemmi araldici e similari saranno usati senza troppi orpelli e comunque solo se ne si possiede uno legittimamente e tradizionalmente. Al massimo, presso tipografi specializzati si possono far apporre con linee d'inchiostro leggero o in rilievo le corone nobiliari o le croci cavalleresche in miniatura.

Normalmente occorre disporre di più biglietti da visita: per i rapporti di lavoro; per i rapporti privati, con il nome di entrambi i coniugi; per la consorte, di solito di formato più piccolo, con i due cognomi, da nubile e coniugata.

 

Cerimoniale in Italia

Una fonte notevole in tema di ordine delle precedenze era costituita dal R.D. 16 dicembre 1927 n. 2210. Esso ripartiva lecariche pubbliche in 18 Categorie: nella I era previsto il solo Primo Ministro Segretario di Stato sino alla XVIII che comprendeva gli Addetti consolari, gli Uditori giudiziari, i Sottotenenti delle Forze Armate, ecc. sino ai Medici Assistenti dei Manicomi Giudiziari. Era un sistema di classificazione che prendeva come modello di riferimento la gerarchia militare sabauda, che iniziava con il Sottotenente e finiva con il Sovrano, Capo supremo delle Forze Armate. Nel 1929, il R.D. del 28 novembre, n. 2029 disciplinava le Norme relative al Sovrano Ordine di Malta ed in particolare modo precisava che:

  • il Gran Maestro del SMOM gode in Italia degli onori dovuti ai Cardinali;
  • la rappresentanza diplomatica del Gran Magistero segue immediatamente le rappresentanze del Corpo Diplomatico Estero;
  • ai Balì di Giustizia del SMOM è concesso il trattamento di Eccellenza.

L'avvento della Repubblica mise in luce la necessità di adeguare le norme sulle precedenze.

La complessità della problematica consigliò di mantenere comunque per quanto compatibili le previsioni del R.D. 2210/1927 integrate dalla Circolare n. 92019/12840-16 del 26 dicembre 1950 della Presidenza del Consiglio dei Ministri-Gabinetto, emanata d'intesa con gli Uffici di presidenza

della Camera e del Senato.

il_protocollo_5La Circolare del 1950 ripartisce le Alte cariche secondo la loro importanza in quattro categorie: la I categoria non aveva suddivisione e le personalità che vi facevano parte vi erano indicate in ordine di precedenza (Presidenti delle due Camere in ordine di età, Presidente del Consiglio dei ministri, Presidente della Corte Costituzionale); le categorie II, III e IV erano, invece, articolate in classi. Per rango delle personalità si intendeva l'appartenenza alla categoria ed alla classe mentre per posizione di precedenza s'intendeva la collocazione nella categoria e nella classe.

La successione nelle posizioni costituisce l'ordine delle precedenze.

L'ordine delle precedenze era attribuito secondo la funzione delle persone indicate dalla circ. del '50. Il limite più grande delle previsioni della Circolare era che comprendeva nelle sue previsioni solo le più alte cariche dello Stato, lasciando in situazione di incertezza personalità pubbliche anche di livello. Si pensi che nella Categoria IV, 2ª classe tra le ultime funzioni elencate erano il Capo della Polizia, i Comandanti Generali di Carabinieri e Guardia di Finanza, il Governatore della Banca d'Italia...Rettori delle Università, Ordinario Militare. Oltre tali carenze, man mano che in Italia sono state istituite, nuove istituzioni, nuove cariche e nuove funzioni si è avvertita sempre più l'esigenza di regolamentare il settore dell'Ordine delle precedenze adottando finalmente, con Decreto del P.C.M. del 14 aprile 2006, le "Disposizioni generali in materia di cerimoniale e di precedenza tra le cariche pubbliche". Dopo una sperimentazione di due anni si è pervenuti, infine, al Decreto P.C.M. del 16 aprile 2008 contenente "Aggiornamento delle disposizioni generali in materia di cerimoniale e di precedenza tra cariche pubbliche".

Ordine delle Precedenze

Come già argomentato, in materia di cerimoniale l'Ordine delle precedenze tra le cariche pubbliche è regolato con Decreto del PCM. La normativa del 2006 è stata aggiornata con successivo Decreto del 16 aprile 2008 che, nel confermare di massima le precedenze protocollari del 2006, ha comunque apportato lievi variazioni nel posizionamento di alcune cariche.

il_protocollo_6Oggi, pertanto, l'Ordine delle precedenze colloca al vertice delle cariche pubbliche il Presidente della Repubblica Quando in una cerimonia nazionale non è presente il Capo dello Stato ma è presente un Cardinale, quest'ultimo occupa il primo posto della prima categoria, "senza peraltro assumere la presidenza della cerimonia". Se alla cerimonia è presente sia il Presidente della Repubblica che un Cardinale, sono collocati entrambi al vertice dell'ordine di precedenza, pur assumendo la presidenza della cerimonia il Presidente della Repubblica[16] e in sette categorie tutte le altre cariche pubbliche.

Nella 1ª categoria sono elencati i presidenti delle due Camere, quello del Consiglio dei ministri e quello della Corte Costituzionale.

Nella 2ª categoria vi sono i vice presidenti delle Camere, i Ministri, i presidenti delle Regioni in sede, i Sottosegretari di Stato, ecc.

Nella 3ª, i vertici delle magistrature, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, i parlamentari.

Nella 4ª, i prefetti in sede, i sindaci in sede, i vescovi, il Capo della Polizia, i Comandanti Generali di Carabinieri e Finanza, i Capi di Stato Maggiore delle FF.AA., ecc.

Nella 5ª categoria, gli assessori regionali in sede, i capi dipartimenti dei ministeri, i direttori di AISI e AISE, i comandanti militari interregionali, l'Ordinario Militare, ecc.

Nella 6ª, i capi degli uffici giudiziari, i questori in sede, i comandanti militari regionali, ecc.

Nella 7ª, gli assessori comunali e provinciali in sede, i comandanti militari provinciali, ecc.

Il R.D. n. 2015 del 1925 stabilisce l'ordine delle precedenze tra i ministri ed i rispettivi dicasteri. Ovviamente le variazioni nei dicasteri, che intervengono per ogni Gabinetto, sono disciplinate per analogia.

L'ordine delle precedenze tra le varie Forze Armate e di Polizia si riferisce esclusivamente alle singole autorità, in quanto rivestite di specifica funzione. Per quanto attiene invece l'ordine di precedenza dei reparti schierati si fa riferimento al Regolamento sul servizio territoriale e dipresidio che statuisce la primazia delle Forze Armate sulle Forze di Polizia.

 

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La rappresentanza

La rappresentanza è una delega che nel campo protocollare una personalità rilascia ad un suo pari rango o ad un inferiore, perché partecipi, in sua vece, ad una manifestazione ufficiale.

Secondo il Santantonio la rappresentanza è caratterizzata da tre aspetti: il rango del rappresentante, il posto del rappresentante ed i limiti della rappresentanza.

La ricordata Circolare del '50 chiarisce che la rappresentanza non può essere conferita se non a persone che abbiano rango in categoria pari o immediatamente inferiore. Di massima, pertanto, il Prefetto può farsi rappresentare dal Vice Prefetto vicario, il Generale di Corpo d'Armata dal Generale di Divisione, il Sindaco dall'Assessore, e così di seguito.

Di massima, coloro che intervengono nelle pubbliche cerimonie, in rappresentanza di cariche superiori a quella che personalmente ricoprono, debbono occupare il posto spettante, nell'ordine delle precedenze, alla carica che rappresentano.

Tuttavia, il principio basilare della rappresentanza prevede che il rappresentante prende comunque posto subito dopo le personalità dello stesso rango dell'Autorità rappresentata. Ad esempio, un Generale di Divisione in rappresentanza di un Generale di Corpo d'Armata prenderà posto fra i Generali di Corpo d'Armata, per ultimo, e prima degli altri Generali di Divisione.

In tema di limiti della rappresentanza, il Santantonio precisa che "non è ammessa la rappresentanza nei pranzi e nei ricevimenti". Infatti, nelle riunioni conviviali l'invito è rivolto alla persona e non alla carica. La rappresentanza termina con la cerimonia.

In Italia il numero oggi significativo dei Presidenti emeriti della Repubblica ha richiesto una specifica disciplina che prevede l'assegnazione del primo posto al Presidente emerito solo se nella cerimonia non interviene di persona il Capo dello Stato.